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Riforma Bcc, Marino: "Il secondo gruppo è anche una difesa..."
Comunicato Stampa
27 ottobre 2016 16:02
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AQUARA. Autoriforma del credito cooperativo. Intervista al direttore generale della Bcc Aquara, Antonio Marino (nella foto), in merito alla formazione di un secondo gruppo.
In relazione alla costituzione del Gruppo Bancario Cooperativo voi siete favorevoli ad uno o più Gruppi?
“Noi diciamo subito che siamo preliminarmente favorevoli alle BCC perché sono banche che in Campania come in Italia hanno dimostrato nel tempo di essere utili allo sviluppo delle comunità dove operano e perciò amate da soci e clienti. Sono state e saranno sempre banche con una grande capacità di ascolto, banche che tengono sempre la porta aperta per chi è debole ma sano, per chi ha meno opportunità di credito nelle grosse banche. Per parlare della nota riforma che ci riguarda, dico subito che in tempi non sospetti la BCC di Aquara già si pronunciò a favore di una pluralità di gruppi, almeno due. Finora il credito cooperativo era costituito da 360 gruppi perchè ogni bcc era praticamente un "gruppo" a sè, una repubblica a parte. Adesso abbiamo paura a fare due gruppi? Mi sembra inverosimile.... In sostanza vi sono al momento due gruppi in gestazione. Accanto al gruppo ICCREA sta nascendo il Gruppo trentino di Cassa Centrale Banca, che pure ha adesioni in ogni parte d'Italia”.
Come si pongono le BCC Campane?
“A Verona lo scorso 13 ottobre erano presenti alla presentazione del progetto trentino ben sei bcc: Aquara, Roscigno, Buccino, Buonabitacolo, Vallo della Lucania e (per delega) Fisciano.
Non sono poche. Le altre stanno probabilmente con ICCREA. In maggioranza sono tutte quelle che hanno un posto nel comitato esecutivo della Federazione Regionale.
Avere almeno due Gruppi significa avere anche una sana competizione che porterà più dinamismo all'interno del nostro movimento che altrimenti si andrebbe ad ulteriormente appiattire. La voglia di competere è il motore dell'impresa, anche bancaria. Più gruppi significa anche pluralismo, maggiore democrazia economica, superamento del pensiero unico. Le argomentazioni che usa ICCREA per insistere sul gruppo unico sono molto semplicistiche. Continuano a dire che insieme valiamo di più ma dimenticano di dire che resisteremo di meno. In buona sostanza dicono che se vogliamo che tutto cambi, tutto deve restare com'è. Nessuno che fa un passo indietro. Nessuno che propone una nuova classe dirigente. Nessuno che si voglia convincere che se ci hanno imposto questa riforma è perché ci hanno voluto dire che c'era bisogno di cambiare passo.
Abbiamo bisogno di gente che porta idee non di gente che porta la presenza... Sono le stesse persone che ci hanno governato nel lungo declino e che oggi si ripropongono.
Non si può aderire al gruppo unico a prescindere. C'è bisogno di una sostanziale discontinuità altrimenti non faremo nessun progresso e non cogliamo lo spirito della riforma. Chi si ostina a non capirlo è solo perché vuole difendere il suo orticello che, tra l'altro, il più delle volte è anche mal coltivato... o forse proprio per questo!”.
Qual'è oggi lo stato dei conti delle BCC Campane?
“Viviamo tutti un momento difficile. La crisi economica continua a mordere. I tassi negativi ci stanno massacrando. Tutto il settore bancario soffre. Anche le BCC hanno oggi problemi di redditività. La forbice dei tassi si è notevolmente ridotta.
A fine anno probabilmente presenteremo bilanci con conti economici non brillanti anche se sono, a ragione, fiducioso sul risultato della nostra BCC di Aquara.
Mi sarei aspettato dalla nostra Federazione Regionale una qualche riflessione collettiva più pregnante su questi temi della redditività. Invece, si fanno solo riunioni "tattiche" per invogliare ad aderire dogmaticamente al gruppo ICCREA.
Dobbiamo dare più visibilità al movimento del credito cooperativo in Campania perché siamo pur sempre le banche più amate e più utilizzate dalle piccole imprese e dalle famiglie, soprattutto nelle zone interne.
Possiamo vantare di essere banche che hanno sempre e solo fatto attività creditizia, mai finanza creativa o forme speculative. Possiamo ancora risalire la china ma abbiamo bisogno, nel breve, di una nuova progettualità politica che finora ci è mancata”.
Come vede il futuro delle BCC?
“Questa discussione su uno o due gruppi è un falso problema. Manca il capitale umano più che quello economico. Ci si preoccupa di come raccogliere risorse economiche sul mercato ma il vero problema e come attrarre risorse umane intellettualmente oneste e soprattutto competenti. Il vero problema è che una volta messe le BCC sotto una SpA esse diventeranno scalabili e sempre più indirizzate verso la fine del voto capitario. Questo significa uno stravolgimento epocale che preoccupa ancor di più in questo particolare momento politico in cui si predilige il gigantismo e le istituzioni finanziarie sono esposte maggiormente alla voracità di chi (pubblico o privato) dispone di grosse somme, all'insegna del pesce grosso che mangia il piccolo...
In questa ottica, è del tutto evidente che avere più di un gruppo bancario cooperativo diventa anche una difesa e, scusate se è poco.
Io non sono un inguaribile nostalgico ma la cooperazione significa voto capitario, che è tanto inviso al capitalismo predatorio. Mentre la cooperazione significa anche attenzione per i piccoli clienti che sono l'ossatura principale del sistema economico italiano, significa anche e soprattutto la prevalenza dell'uomo sul capitale. Si tratta di stabilire se in Italia oggi c'è ancora spazio e voglia di un credito autenticamente cooperativo che sia semplice e umano a discapito dell'"homo homini lupus" che sta portando a maggiori diseguaglianze economiche e sociali. E su questo dobbiamo riflettere, perché le diseguaglianze sono sempre state l'inizio della fine in ogni società!
Ecco, nel futuro del Credito Cooperativo, per tornare alla domanda, più che una fuga in avanti io vedrei bene un ritorno al passato, seppur riveduto e corretto negli stili di vita”.



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